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Pasqua 14/05/2017

La Pasqua rappresenta il culmine dell’anno liturgico della chiesa riformata: essa è preparata attraverso liturgie complesse e solenni che culminano il Venerdì Santo con l’esecuzione di una sontuosa Passione concertata; la Pasqua prolunga poi l’effetto festivo per alcune settimane, con l’attenzione rivolta a risvolti particolari della vittoria della vita sulla morte.
Come è accaduto per il periodo che segue le festività natalizie, ci si aspetterebbe anche per le cantate post-pasquali una semplificazione della scrittura e un ricorso a mezzi strumentali più modesti, che consenta un certo riposo ai Thomaner e al loro Kantor.
Le tre cantate in programma dimostrano invece come a Bach interessasse sfruttare lo strumento compositivo della cantata per sperimentare nuovi stili e unioni timbriche, attraverso una struttura relativamente modificabile.
La Cantata BWV 146 Wir müssen durch viel Trübsal in das Reich Gottes eingehen appartiene ad una fase compositiva, più concentrata alle grandi opere teoriche dell’ultimo periodo biografico.
Composta nel 1728 per la domenica Jubilate, ossia la terza domenica dopo Pasqua, essa rappresenta forse la più audace ‘parodia’ mai eseguita da Johann Sebastian Bach: i cambi di testo, organico e di occasione sono molto frequenti nel repertorio bachiano — grazie alla tecnica della parodia si sono conservati sotto altra veste concerti strumentali altrimenti perduti — e certo non stupiscono l’ascoltatore. In questa cantata però si assiste all’adattamento — unico nel suo caso — di due movimenti (l’Allegro e l’Adagio iniziali) del celeberrimo Concerto per clavicembalo e orchestra in re minore BWV 1052, con una semplice riproposizione all’organo solista del movimento iniziale del concerto per clavicembalo e con l’aggiunta di un coro sull’Adagio del concerto: l’estetica bachiana è così completa che può adattare semplicemente in altra forma il materiale musicale precedentemente composto.
Le arie e il duetto che seguono sembrano diversi tempi di una suite orchestrale, dove i vari strumenti solisti accompagnano le voci pariteticamente: il violino e il contralto espongono un tema malinconico e minore, mentre al soprano sono affiancati un flauto traverso e due oboi, per dare un tocco ancora più lacrimevole al testo angoscioso dell’aria. Fa da contraltare il duetto finale del tenore e del basso in stile di danza e dal tono brillante e gioioso, accompagnati dall’intera orchestra di sapore haendeliano.
La Cantata BWV 42 Am Abend aber desselbigen Sabbats è stata composta nel 1725 per la prima domenica dopo Pasqua ed è tra le prime cantate della seconda annata compositiva a non essere concepita come ‘cantata su corale’, non rielaborando cioè il testo di un corale interpolato a versi poetici di uno stesso autore di natura meditativa: la delusione di non aver completato un’annata di cantate con uno stile uniforme non ha di certo scoraggiato Bach a continuare nella sperimentazione stilistica, ma permette di elaborare nuove soluzioni e strutture inaspettate.
La Sinfonia iniziale è un probabile riutilizzo di un movimento di concerto perduto, dove gli oboi e il fagotto sono trattati come i solisti di un concertino corelliano: il movimento è di grandi dimensioni ed è ripetuto da capo, come a rimarcare l’importanza della parte strumentale all’interno della composizione.
Sono sempre gli strumenti a creare l’ambiente pauroso del recitativo seguente — dove il fagotto ribatte incessantemente la stessa nota per sei battute — e l’ambiente disteso ed evangelico della lunga e complessa aria del contralto, quasi un recitativo accompagnato di sapore gluckiano con armonie fisse che cambiano gradualmente.
L’aria è seguita da un duetto del soprano e del tenore dove nuovamente il fagotto conduce una parte ostinata caratterizzata da cromatismi e salti discendenti di settima, vero e proprio madrigalismo che rappresenta l’angoscia e il timore descritti dal testo.
Prima del corale finale l’intervento del basso solista ricorda come Cristo sia uno scudo per il credente con un recitativo e un’aria dal sapore guerresco.
La Cantata BWV 104 Du Hirte Israel, höre che si riferisce alla seconda domenica dopo Pasqua: l’argomento teologico è concentrato su Cristo Buon Pastore, attraverso citazioni dall’Antico e dal Nuovo Testamento.
L’immagine pastorale interviene fortemente sull’organico strumentale e sullo stile — tipicamente arcadico — che ricorda la seconda cantata dell’Oratorio di Natale, dedicata alla scoperta di Gesù bambino da parte dei pastori: oboi d’amore e da caccia, ritmi cullanti di siciliana riportano l’ascoltatore alla serenità della vita agreste, immagine terrena del Paradiso. Gli interventi corali aprono e chiudono la cantata e contengono due coppie di recitativi e arie affidate al tenore e al basso solista: come di consueto, Bach dosa all’interno della composizione gli interventi virtuosistici tecnicamente complessi e i temi distesi e di sapore bucolico, per offrire una composizione bilanciata e varia.
Grazie ai documenti di pagamento conservati negli archivi della Thomaskirche e a lettere inviate da Bach al consiglio municipale della città di Lipsia è possibile ricostruire l’organico a disposizione per le esecuzioni domenicali di cantate.
Gli alunni interni della Thomasschule erano divisi in quattro cori secondo le loro doti musicali: i dodici allievi più dotati entravano nel primo coro e cantavano, sotto la direzione di Bach, le cantate domenicali; tra di essi vi erano quattro Concertisten — che eseguivano le arie solistiche — e otto Ripienisten, che si univano ai solisti per i cori figurati e i corali.
La compagine vocale era accompagnata da una ventina di strumentisti: otto di questi —gli Stadtpfeifer, due trombe e due oboi, i Kunstgeiger, tre violini professionisti, e un Geselle, apprendista che suonava solitamente il fagotto — erano musicisti assunti dalla città per tutte le occasioni in cui era necessaria un intervento musicale ed erano quindi a disposizione del kantor per i culti domenicali.
Gli strumenti mancanti erano sia allievi della Thomasschule o dell’università, sia apprendisti degli stessi Stadtpfeier e Kunstgeiger che probabilmente rafforzavano l’orchestra bachiana.
L’organico completo del coro e dell’orchestra di Bach era quindi composto da: quattro cantanti solisti otto cantanti coristi .tre violini primi due o tre violini secondi due viole due violoncelli un violone .due o tre oboi due flauti diritti e traversi un fagotto due o tre trombe un timpanista
Completava l’organico un organista, assunto direttamente dalla chiesa di San Tommaso e dunque parte integrante degli interventi musicali nelle liturgie domenicali.
"Ricerche musicologiche e note di sala Alessandro Baudino"

DOMENICA 14 MAGGIO 2017

PINEROLO (TO)
Tempio Valdese

CANTATE PER LA PASQUA

Ingresso libero

PROGRAMMA
JOHANN SEBASTIAN BACH (1685 - 1780)

Cantata “Wir müssen durch viel Trübsal in das Reich Gottes eingehen” BWV 146

Cantata "Am Abend aber desselbigen Sabbatas" BWV 42

Cantata "Du Hirte Israel, höre " BWV 104




ESECUTORI

Solisti, Coro e Orchestra Barocca dell'Ensemble Frau Musika

Walter Gatti, organo

Riccardo Bertalmio,direttore